Attorno al 1830 padre Vittorio Angius, Cagliaritano, arrivò a Gavoi e scrisse alcune pagine riguardanti la vita dei gavoesi di allora, la cultura, le tradizioni e tantissimi aspetti della barbagia di quel tempo, per molti aspetti rimasta invariata nel bene e nel male.
Nella sua descrizione appare chiara la predisposizione di questo paese alla musica, al divertimento, al ballo e ancora tutto è rimasto intatto nei secoli:
"Il ballo è il divertimento comune e si fa o al concerto del coro (canto a tenore) o al suon del tamburo e alla melodia delle canne (su pipiolu)"
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